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Maltrattamenti in famiglia : e' reato se l'aggressione e' continuata nel tempo

Maltrattamenti in famiglia : quando e’ reato

I maltrattamenti contro familiari o conviventi sono puniti penalmente. Se dai maltrattamenti dovesse derivare una lesione personale grave si applica la reclusione da quattro a nove anni, dovesse derivare una lesione molto grave si applica la reclusione da sette a quindici anni, se dovesse derivare la morte si applica la reclusione da dodici a ventiquattro anni.

Si tratta di un reato nel quale l’autore deve intenzionalmente maltrattare la vittima. Il reato di maltrattamenti è un reato caratterizzato da comportamenti di per sé leciti, ma che assumono carattere illecito a causa del loro protrarsi.

L’articolo 572 del codice penale intitolato maltrattamenti contro familiari o conviventi dice: "Chiunque, ..., maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da tre a sette anni. La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso in presenza o in danno di persona minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità come definita ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero se il fatto è commesso con armi. La pena è aumentata se il fatto è commesso in danno di minore degli anni quattordici. Se dal fatto deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da quattro a nove anni; se ne deriva una lesione gravissima, la reclusione da sette a quindici anni; se ne deriva la morte, la reclusione da dodici a ventiquattro anni. Il minore di anni diciotto che assiste ai maltrattamenti dei quali al presente articolo si considera persona offesa dal reato”.

La norma si fonda sulla centralità che assume lo stabile vincolo affettivo e umano da proteggere contro fenomeni di sopraffazione e può discendere, sia da un rapporto familiare, sia da un rapporto di autorità, che deriva dallo svolgimento di una professione, di un’arte oppure da rapporti di cura e di custodia.

La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43986/2022, ha ribadito che per integrare il reato di maltrattamenti non è importante che il rapporto tra la vittima e l'autore del reato sia definito in un matrimonio, come non ha rilievo la durata della convivenza, che può essere anche di breve durata, quello che è importante è la continuità del comportamento aggressivo e minaccioso da parte del responsabile nei confronti dell'altra.

Avv. Prof. Debora Bozzetti

Studio Legale Casale & Partners

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